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ARTROSI DEL GINOCCHIO

Sintomi e trattamenti non chirugici
Artrosi del ginocchio significa: usura della cartilagine articolare e deterioramento delle altre strutture che compongono l’articolazione (menischi, legamenti e osso) con conseguente progressiva deformità e riduzione delle capacità funzionali.
La cartilagine normalmente riveste i capi articolari di femore, tibia e rotula e permette di fare scorrere in modo fluido le ossa tra loro, senza attrito, una sorta di cuscinetto tra le articolazioni.
Nel corso della vita è normale che la cartilagine si usuri a causa dei naturali processi di invecchiamento. In determinate circostanze, tuttavia, l’usura può essere particolarmente accentuata. Il sovraccarico, dovuto ad esempio a lavori usuranti, a sport agonistici o ad una condizione di sovrappeso, è una delle possibili cause. Anche una particolare conformazione delle gambe in valgo (ad X più comune nelle donne) o in varo (a parentesi più frequente negli uomini), può determinare un’aumentata usura della cartilagine. L’artrosi del ginocchio può anche essere anche correlata ad esiti di traumi che hanno comportato lesioni dei legamenti o dei menischi o ad esiti di fratture. Con l’aumentare dell’usura della cartilagine il ginocchio comincia a essere dolente, si avvertono i classici rumori e scrosci articolari e si crea o si accentua una deformità articolare. Inoltre la mobilità dell’articolazione del ginocchio si riduce sempre di più: in un primo momento il ginocchio si piega in misura inferiore ed in un secondo momento non risulta più possibile distenderlo.

SINTOMI


I principali sintomi dell’artrosi di ginocchio sono: il dolore, il gonfiore, il progressivo disallineamento fra il femore e la tibia, la difficoltà nel cammino (zoppia) ed il “cedimento”.
Questi sintomi possono essere presenti tutti contemporaneamente ma nella maggior parte dei casi ci può essere solo il dolore con episodi di gonfiore dell’articolazione ed occasionali cedimenti. Il dolore può essere localizzato in una specifica regione del ginocchio oppure può essere diffuso, caratteristicamente peggiora con gli sforzi (scendere le scale o trasportare dei pesi) ma a volte è presente anche a riposo o durante le ore notturne.
Il gonfiore è espressione di un versamento articolare della formazione cioè all’interno del ginocchio di un liquido infiammatorio che viene prodotto da una membrana (la membrana sinoviale che avvolge i capi articolari come una specie di pellicola) in risposta alla formazione di piccoli frammenti di usura della cartilagine o dei menischi.
Il disallineamento fra il femore e la tibia consiste in una perdita dei normali rapporti tra le due ossa, dando vita o accentuando deformità anatomiche degli arti inferiori come il varismo (deformità anatomica degli arti inferiori condizione nota anche con i termini di: “ginocchia a O”, “ginocchia ad arco” o “ginocchia a parentesi) e il valgismo (deformità anatomica degli arti inferiori per cui le due ginocchia puntano verso l'interno detto anche “ginocchio a X” o “ginocchia a X). Le difficoltà deambulatorie compaiono solitamente con l’avanzare della malattia, inizialmente possono essere limitate ad attività fisiche che richiedono uno sforzo maggiore (es. corsa, cammino su percorsi accidentati o salire e scendere le scale) ma con il peggioramento della malattia risulterà difficile anche il normale svolgimento delle semplici attività quotidiane. Il cedimento del ginocchio è causato da un danno prolungato nel tempo che logora una o più parti del ginocchio; si manifesta come una sensazione spiacevole durante la salita o discesa delle scale (una specie di involontaria flessione parziale del ginocchio).
Con la progressione dell’artrosi questo sintomo può essere presente anche durante le normali fasi della deambulazione aumentando il rischio di cadute.


ARTROSI DEL GINOCCHIO

Sintomi e trattamenti non chirugici
Artrosi del ginocchio significa: usura della cartilagine articolare e deterioramento delle altre strutture che compongono l’articolazione (menischi, legamenti e osso) con conseguente progressiva deformità e riduzione delle capacità funzionali.
La cartilagine normalmente riveste i capi articolari di femore, tibia e rotula e permette di fare scorrere in modo fluido le ossa tra loro, senza attrito, una sorta di cuscinetto tra le articolazioni.
Nel corso della vita è normale che la cartilagine si usuri a causa dei naturali processi di invecchiamento. In determinate circostanze, tuttavia, l’usura può essere particolarmente accentuata. Il sovraccarico, dovuto ad esempio a lavori usuranti, a sport agonistici o ad una condizione di sovrappeso, è una delle possibili cause. Anche una particolare conformazione delle gambe in valgo (ad X più comune nelle donne) o in varo (a parentesi più frequente negli uomini), può determinare un’aumentata usura della cartilagine. L’artrosi del ginocchio può anche essere anche correlata ad esiti di traumi che hanno comportato lesioni dei legamenti o dei menischi o ad esiti di fratture. Con l’aumentare dell’usura della cartilagine il ginocchio comincia a essere dolente, si avvertono i classici rumori e scrosci articolari e si crea o si accentua una deformità articolare. Inoltre la mobilità dell’articolazione del ginocchio si riduce sempre di più: in un primo momento il ginocchio si piega in misura inferiore ed in un secondo momento non risulta più possibile distenderlo.

SINTOMI


I principali sintomi dell’artrosi di ginocchio sono: il dolore, il gonfiore, il progressivo disallineamento fra il femore e la tibia, la difficoltà nel cammino (zoppia) ed il “cedimento”.
Questi sintomi possono essere presenti tutti contemporaneamente ma nella maggior parte dei casi ci può essere solo il dolore con episodi di gonfiore dell’articolazione ed occasionali cedimenti. Il dolore può essere localizzato in una specifica regione del ginocchio oppure può essere diffuso, caratteristicamente peggiora con gli sforzi (scendere le scale o trasportare dei pesi) ma a volte è presente anche a riposo o durante le ore notturne.
Il gonfiore è espressione di un versamento articolare della formazione cioè all’interno del ginocchio di un liquido infiammatorio che viene prodotto da una membrana (la membrana sinoviale che avvolge i capi articolari come una specie di pellicola) in risposta alla formazione di piccoli frammenti di usura della cartilagine o dei menischi.
Il disallineamento fra il femore e la tibia consiste in una perdita dei normali rapporti tra le due ossa, dando vita o accentuando deformità anatomiche degli arti inferiori come il varismo (deformità anatomica degli arti inferiori condizione nota anche con i termini di: “ginocchia a O”, “ginocchia ad arco” o “ginocchia a parentesi) e il valgismo (deformità anatomica degli arti inferiori per cui le due ginocchia puntano verso l'interno detto anche “ginocchio a X” o “ginocchia a X). Le difficoltà deambulatorie compaiono solitamente con l’avanzare della malattia, inizialmente possono essere limitate ad attività fisiche che richiedono uno sforzo maggiore (es. corsa, cammino su percorsi accidentati o salire e scendere le scale) ma con il peggioramento della malattia risulterà difficile anche il normale svolgimento delle semplici attività quotidiane. Il cedimento del ginocchio è causato da un danno prolungato nel tempo che logora una o più parti del ginocchio; si manifesta come una sensazione spiacevole durante la salita o discesa delle scale (una specie di involontaria flessione parziale del ginocchio).
Con la progressione dell’artrosi questo sintomo può essere presente anche durante le normali fasi della deambulazione aumentando il rischio di cadute.

GLI ESAMI (DIAGNOSTICA STRUMENTALE)



Dopo aver diagnosticato la patologia attraverso una valutazione dei sintomi, è necessario prima di andare a visita dall’ortopedico effettuare una radiografia del ginocchio in modo da poter valutare lo stadio della malattia. L’esame radiografico del ginocchio (RX) consente di valutare lo stato delle strutture ossee presenti all’interno dell’articolazione (condili femorali, piatto tibiale e rotula). L’esame standard consiste nell’acquisizione di due radiogrammi uno in AP (antero-posteriore) e uno in LL (latero- laterale) preferibilmente entrambe sotto carico (paziente in piedi e non sdraiato). Radiogrammi aggiuntivi che posso essere richiesti successivamente dallo specialista sono:
• Radiografia degli arti inferiori in toto sotto carico o teleradiografia (per valutare il disallineamento fra il femore e la tibia);
• Radiografia Assiale di Rotula a 30° (in caso di patologie che interessano il comparto femoro-rotuleo). La risonanza magnetica (RMN) è un esame diagnostico non di prima istanza nella patologia artrosica, di solito richiesta dallo specialista quando sospetta una o più lesioni a carico dei menischi, delle strutture legamentose o tendinee. La RMN al ginocchio permette una valutazione ottimale dei tessuti molli presenti all’interno dell’articolazione e dello stato infiammatorio dell’osso sub-condrale (osso spongioso). La tomografia assiale computerizzata (TAC) raramente indicata, di solito i motivi di esecuzione della TC del ginocchio sono: esiti di lesioni traumatiche (frattura del piatto tibiale, frattura del terzo distale del femore, frattura della rotula, frattura della testa del perone, etc.) o di pregressi interventi chirurgici.

TRATTAMENTO NON CHIRURGICO

È possibile mettere in campo tutta una serie di trattamenti fisioterapici, farmacologici e non atti a diminuire la sintomatologia dolorosa e migliorare la motilità articolare.
Trattamenti non farmacologici: La gestione non farmacologica dell'osteoartrosi del ginocchio dovrebbe concentrarsi sull'esercizio fisico e il raggiungimento di un peso ideale. Perdita di peso: È stato dimostrato che la perdita di peso è un mantenimento del proprio indice di massa corporea (BMI) al di sotto di 25 riduce il dolore e rallenta la degenerazione cartilaginea. Una perdita di peso dal 7% al 10% nei pazienti obesi con osteoartrosi del ginocchio sintomatica permette di ottenere una concreta diminuzione del dolore. È importante sottolineare come la perdita di peso deve essere mirata a una riduzione di quella che è la massa grassa (quantità totale di grasso estraibile dal corpo umano) e non alla massa magra (tutto ciò che resta dell'organismo dopo averlo privato del grasso di deposito: ossa, tendini, muscoli etc). Infatti una perdita di tessuto muscolare a discapito di quello adiposo peggiora la capacità di movimento e l’effetto protettivo che i muscoli hanno sulle articolazioni. Il raggiungimento quindi di un peso corporeo ideale deve essere mirato a un aumento della massa magra e una diminuzione di quella grassa.
Esercizi: La massa muscolare e la forza si riducono inevitabilmente nel naturale processo di invecchiamento, una perdita di forza è apprezzabile anche quando viene mantenuta la massa muscolare. Si raccomanda quindi di eseguire con regolarità esercizi isometrici (come sollevare la gamba estesa contro la forza di gravità), attività aerobiche (camminare in piano, nuotare o andare in bicicletta ad esempio) ed esercizi di stretching. Utili anche i programmi di allenamento così detti "misti" che includono sia l’attività aerobica che di potenziamento muscolare, da effettuare in maniera progressiva e adattabili alla vita quotidiana del paziente. Recenti studi suggeriscono che i benefici di un’attività fisica, con riduzione della sintomatologia dolorosa, compaiono già dopo sole 12 sessioni di allenamento e possono durare da 2 a 6 mesi. Gli esercizi comunque dovrebbero essere sempre adattati al livello funzionale di ogni singolo paziente con programmi costruiti su misura.
Terapia farmacologica topica
Le preparazioni più comuni per uso locale sono gel e cerotti contenenti farmaci anti infiammatori non steroidei (FANS). L’obbiettivo di queste formulazioni è quello di ottenere un effetto antinfiammatorio locale riducendo al minimo l’assorbimento sistemico. L’efficacia e sicurezza dei FANS topici nel trattamento dell'osteoartrosi è ancora molto dibattuta anche se recenti studi hanno dimostrato una loro minor tossicità ed una reale efficacia antinfiammatoria ma è necessario un trattamento prolungato nel tempo (circa 12 settimane).

TERAPIA FARMACOLOGICA ORALE



Farmaci anti infiammatori non steroidei (FANS)
Rappresentano i farmaci più utilizzati e con la maggiore capacità di alleviare il dolore nell'osteoartrosi. Sfortunatamente i potenziali effetti deleteri sul rene, nonché quelli cardiovascolari e gastrointestinali, li rendono una scelta rischiosa soprattutto nei pazienti più anziani, con patologie gastrointestinali o cardiache. Gli inibitori della 2-ciclo-ossigenasi (COX-2) come l’eterocoxib o il celecoxib, possiedono una ridotta tossicità gastrointestinale ma restano comunque rischiosi a livello cardiovascolare. Dato il profilo di rischio dei FANS si preferisce in genere un loro utilizzo saltuario, nelle fasi cioè di infiammazione dell’artrosi, con un attento monitoraggio soprattutto nei pazienti più fragili.

Paracetamolo
Sebbene sia un farmaco ampiamente usato nella gestione del dolore nell’artrosi del ginocchio, sono necessarie alte dosi quotidiane per avere un modesto sollievo dal dolore. È stato calcolato che per una riduzione di circa il 5% del dolore sono necessarie assunzioni di circa 3 g. al giorno per diversi giorni. Tali modalità di utilizzo sebbene relativamente sicura per la maggioranza dei pazienti può essere rischioso in quelli con insufficienza epatica.

Glucosamina e condrotinsolfato
L'uso di integratori contenenti glucosamina e condroitin-solfato ha dimostrato un'efficace riduzione del dolore nell'artrosi di ginocchio; in particolare vengono raccomandati nel trattamento iniziale dell’artrosi di ginocchio anche per l’assenza di effetti collaterali e controindicazioni.

Oppiodi
Gli oppioidi sono farmaci morfino-simili ad azione sul sistema nervoso centrale. Vengono di solito utilizzati di nel trattamento dell'artrosi di ginocchio in alternativa ai FANS oppure più frequentemente sono riservati a quei pazienti con dolore cronico refrattario ad altre terapie. Sono spesso sospesi dopo poco tempo a causa dei loro effetti collaterali (costipazione, stipsi, sensazione di nausea o vomito, confusione mentale) e della scarsa tollerabilità da parte dei pazienti.

TERAPIA FARMACOLOGICA ORALE



Farmaci anti infiammatori non steroidei (FANS)
Rappresentano i farmaci più utilizzati e con la maggiore capacità di alleviare il dolore nell'osteoartrosi. Sfortunatamente i potenziali effetti deleteri sul rene, nonché quelli cardiovascolari e gastrointestinali, li rendono una scelta rischiosa soprattutto nei pazienti più anziani, con patologie gastrointestinali o cardiache. Gli inibitori della 2-ciclo-ossigenasi (COX-2) come l’eterocoxib o il celecoxib, possiedono una ridotta tossicità gastrointestinale ma restano comunque rischiosi a livello cardiovascolare. Dato il profilo di rischio dei FANS si preferisce in genere un loro utilizzo saltuario, nelle fasi cioè di infiammazione dell’artrosi, con un attento monitoraggio soprattutto nei pazienti più fragili.

Paracetamolo
Sebbene sia un farmaco ampiamente usato nella gestione del dolore nell’artrosi del ginocchio, sono necessarie alte dosi quotidiane per avere un modesto sollievo dal dolore. È stato calcolato che per una riduzione di circa il 5% del dolore sono necessarie assunzioni di circa 3 g. al giorno per diversi giorni. Tali modalità di utilizzo sebbene relativamente sicura per la maggioranza dei pazienti può essere rischioso in quelli con insufficienza epatica.

Glucosamina e condrotinsolfato
L'uso di integratori contenenti glucosamina e condroitin-solfato ha dimostrato un'efficace riduzione del dolore nell'artrosi di ginocchio; in particolare vengono raccomandati nel trattamento iniziale dell’artrosi di ginocchio anche per l’assenza di effetti collaterali e controindicazioni.

Oppiodi
Gli oppioidi sono farmaci morfino-simili ad azione sul sistema nervoso centrale. Vengono di solito utilizzati di nel trattamento dell'artrosi di ginocchio in alternativa ai FANS oppure più frequentemente sono riservati a quei pazienti con dolore cronico refrattario ad altre terapie. Sono spesso sospesi dopo poco tempo a causa dei loro effetti collaterali (costipazione, stipsi, sensazione di nausea o vomito, confusione mentale) e della scarsa tollerabilità da parte dei pazienti.

TERAPIA FARMACOLOGICA INFILTRATIVA


L’utilizzo della terapia infiltrativa trova largo impiego nel trattamento dell’artrosi di ginocchio. L’ortopedico in base allo stadio della malattia, alla sintomatologia e all’età del paziente decide quale prodotto tra quelli disponibili (cortisonici, acidi ialuronici di differente struttura e peso molecolare, etc.) e quale protocollo di trattamento utilizzare. Le infiltrazioni sono in grado, attraverso diversi meccanismi (anti-infiammatorio, di visco-supplementazione, etc) di aumentare la mobilità e la flessibilità dell’articolazione trattata, riducendo il dolore. La terapia infiltrativa risulta particolarmente efficace nelle artrosi di modesta e media entità ma non ha nessuna capacita rigenerativa rappresentando esclusivamente un trattamento di tipo palliativo.

Infiltrazioni con corticosteroidi
I cortisonici non sono tutti uguali: si va dal cortisolo (idrocortisone), che ha una rapida comparsa dell’effetto ma una altrettanto rapida scomparsa, al betametasone (25 volte più potente) con un’azione rapida e una lunga durata. I cortisonici del primo tipo vengono utilizzati nel caso di processi patologici acuti in cui l’obiettivo è ottenere un effetto immediato per “spegnere” l’infiammazione in atto mentre quelli del secondo tipo nelle malattie di tipo cronico, in modo da ottenere un’azione prolungata nel tempo. Al cortisonico è spesso associato un anestetico locale (in genere Lidocaina) in modo da rendere l’iniezione meno dolorosa. L'effetto terapeutico delle iniezioni di corticosteroidi non ha una durata prolungata. È stato osservato un reale effetto clinico fino a 4-6 settimane dopo l'iniezione, questo inizia lentamente a diminuire dalla 7° settimana fino a scomparire intorno alla 13° settimana.
Infiltrazioni con acido ialuronico (HA)
L’acido ialuronico è un fisiologico componente della cartilagine articolare e del liquido sinoviale articolare e presenta un’attività di tipo anti degenerativo ed anti flogistico. In caso di gonartrosi l’HA presente a livello articolare si riduce a causa di una sua alterata sintesi da parte delle cellule cartilaginee e a causa di un’aumentata degradazione nel liquido sinoviale per l’aumentata produzione di liquido infiammatorio. L’infiammazione, oltre a causare un aumento della produzione di radicali liberi responsabili della degradazione e della frammentazione delle molecole di HA normali, provoca una alterazione della sintesi di HA, causando una produzione di molecole di minor dimensione rispetto alla situazione di normalità fisiologica. In tali condizioni il liquido sinoviale si trova nell’impossibilità di assolvere adeguatamente le sue funzioni fisiologiche e l’equilibrio metabolico dell’articolazione è gravemente compromesso. Alla luce di quello detto in precedenza l’acido ialuronico è in grado di svolgere molte funzioni importanti all’interno dell’articolazione:

• visco-supplementazione: la capacità dell’HA mediante iniezione intrarticolare di reintegrare le caratteristiche visco-elastiche della cartilagine articolare. Gli effetti della viscosupplementazione sono sostanzialmente riconducibili ad un effetto meccanico dovuto all’aumento del peso molecolare;
• visco-induzione: capacità dell’HA di promuovere la sintesi di acido ialuronico a più elevato peso molecolare da parte delle cellule della stessa articolazione;
• effetto antinfiammatorio: per via della sua capacità di agire su alcuni recettori specifici della membrana sinoviale oltre che trasportare nutrimento alla cartilagine articolare.

Gli Acidi Ialuronici per uso infiltrativo intra-articolare vengono classificati in base al peso molecolare. In generale minore è il peso molecolare maggiore è l’effetto biologico all’interno dell’articolazione infiltrata mentre con l’aumentare del peso molecolare prevale l’azione di viscosupplementazione.
Esistono quindi:

• Acidi Ialuronici Lineari da 0,5 a 1,2 milioni di Dalton;
• Acidi Ialuronici Lineari da 1,3 a 3,6 milioni di Dalton;
• Acidi Ialuronici Cross-Linkati da 3,6 a 6 milioni di Dalton.

Il trattamento può prevedere cicli da 3 infiltrazioni, a frequenza settimanale, 2 sole infiltrazioni a distanza di 7-14 giorni oppure una singola infiltrazione da ripetere dopo 6 mesi. Eseguita l’infiltrazione, il paziente non ha necessità di restare a riposo o di attuare particolari cautele. È possibile una sensazione dolorosa residua dopo l’infiltrazione a livello del sito di iniezione che di solito scompare dopo circa 48 ore. In genere, un miglioramento sensibile della sintomatologia si manifesta dopo 2-5 settimane dal primo ciclo di infiltrazioni e nella maggior parte dei casi dura da un minimo di 6 mesi a 1-2 anni. Il ciclo di infiltrazioni può essere ripetuto dopo 6 mesi.

Infiltrazioni con plasma ricco di piastrine (PRP)
Le piastrine sono cellule presenti nel nostro sangue che, fisiologicamente, liberano sostanze capaci di riparare i tessuti del corpo umano (pelle, ossa, tendini) se danneggiati. Il PRP chiamato anche gel piastrinico ha una funzione biologica che amplifica la naturale capacità auto rigenerativa del corpo, che è tanto più efficace quanto più il danno da riparare è superficiale. Viene utilizzato di solito per lesioni cartilaginee ed artrosi di bassa/media gravità del ginocchio. Il gel piastrinico ha come base necessaria il sangue del paziente che viene prelevato e successivamente immesso in una centrifuga specifica ad alta velocità che separa dal sangue la parte ricca di fattori di crescita/riparativi. Il concentrato di fattori riparativi (gel piastrinico) così ottenuto viene poi iniettato nella sede di lesione articolare. Il gel piastrinico ha funzione di catalizzatore richiamando a livello del sito di lesione, cellule immunitarie e cellule a bassa differenziazione che vengono stimolate alla rigenerazione del tessuto cartilagineo.

TERAPIA FARMACOLOGICA INFILTRATIVA


L’utilizzo della terapia infiltrativa trova largo impiego nel trattamento dell’artrosi di ginocchio. L’ortopedico in base allo stadio della malattia, alla sintomatologia e all’età del paziente decide quale prodotto tra quelli disponibili (cortisonici, acidi ialuronici di differente struttura e peso molecolare, etc.) e quale protocollo di trattamento utilizzare. Le infiltrazioni sono in grado, attraverso diversi meccanismi (anti-infiammatorio, di visco-supplementazione, etc) di aumentare la mobilità e la flessibilità dell’articolazione trattata, riducendo il dolore. La terapia infiltrativa risulta particolarmente efficace nelle artrosi di modesta e media entità ma non ha nessuna capacita rigenerativa rappresentando esclusivamente un trattamento di tipo palliativo.

Infiltrazioni con corticosteroidi
I cortisonici non sono tutti uguali: si va dal cortisolo (idrocortisone), che ha una rapida comparsa dell’effetto ma una altrettanto rapida scomparsa, al betametasone (25 volte più potente) con un’azione rapida e una lunga durata. I cortisonici del primo tipo vengono utilizzati nel caso di processi patologici acuti in cui l’obiettivo è ottenere un effetto immediato per “spegnere” l’infiammazione in atto mentre quelli del secondo tipo nelle malattie di tipo cronico, in modo da ottenere un’azione prolungata nel tempo. Al cortisonico è spesso associato un anestetico locale (in genere Lidocaina) in modo da rendere l’iniezione meno dolorosa. L'effetto terapeutico delle iniezioni di corticosteroidi non ha una durata prolungata. È stato osservato un reale effetto clinico fino a 4-6 settimane dopo l'iniezione, questo inizia lentamente a diminuire dalla 7° settimana fino a scomparire intorno alla 13° settimana.
Infiltrazioni con acido ialuronico (HA)
L’acido ialuronico è un fisiologico componente della cartilagine articolare e del liquido sinoviale articolare e presenta un’attività di tipo anti degenerativo ed anti flogistico. In caso di gonartrosi l’HA presente a livello articolare si riduce a causa di una sua alterata sintesi da parte delle cellule cartilaginee e a causa di un’aumentata degradazione nel liquido sinoviale per l’aumentata produzione di liquido infiammatorio. L’infiammazione, oltre a causare un aumento della produzione di radicali liberi responsabili della degradazione e della frammentazione delle molecole di HA normali, provoca una alterazione della sintesi di HA, causando una produzione di molecole di minor dimensione rispetto alla situazione di normalità fisiologica. In tali condizioni il liquido sinoviale si trova nell’impossibilità di assolvere adeguatamente le sue funzioni fisiologiche e l’equilibrio metabolico dell’articolazione è gravemente compromesso. Alla luce di quello detto in precedenza l’acido ialuronico è in grado di svolgere molte funzioni importanti all’interno dell’articolazione:

• visco-supplementazione: la capacità dell’HA mediante iniezione intrarticolare di reintegrare le caratteristiche visco-elastiche della cartilagine articolare. Gli effetti della viscosupplementazione sono sostanzialmente riconducibili ad un effetto meccanico dovuto all’aumento del peso molecolare;
• visco-induzione: capacità dell’HA di promuovere la sintesi di acido ialuronico a più elevato peso molecolare da parte delle cellule della stessa articolazione;
• effetto antinfiammatorio: per via della sua capacità di agire su alcuni recettori specifici della membrana sinoviale oltre che trasportare nutrimento alla cartilagine articolare.

Gli Acidi Ialuronici per uso infiltrativo intra-articolare vengono classificati in base al peso molecolare. In generale minore è il peso molecolare maggiore è l’effetto biologico all’interno dell’articolazione infiltrata mentre con l’aumentare del peso molecolare prevale l’azione di viscosupplementazione.
Esistono quindi:

• Acidi Ialuronici Lineari da 0,5 a 1,2 milioni di Dalton;
• Acidi Ialuronici Lineari da 1,3 a 3,6 milioni di Dalton;
• Acidi Ialuronici Cross-Linkati da 3,6 a 6 milioni di Dalton.

Il trattamento può prevedere cicli da 3 infiltrazioni, a frequenza settimanale, 2 sole infiltrazioni a distanza di 7-14 giorni oppure una singola infiltrazione da ripetere dopo 6 mesi. Eseguita l’infiltrazione, il paziente non ha necessità di restare a riposo o di attuare particolari cautele. È possibile una sensazione dolorosa residua dopo l’infiltrazione a livello del sito di iniezione che di solito scompare dopo circa 48 ore. In genere, un miglioramento sensibile della sintomatologia si manifesta dopo 2-5 settimane dal primo ciclo di infiltrazioni e nella maggior parte dei casi dura da un minimo di 6 mesi a 1-2 anni. Il ciclo di infiltrazioni può essere ripetuto dopo 6 mesi.

Infiltrazioni con plasma ricco di piastrine (PRP)
Le piastrine sono cellule presenti nel nostro sangue che, fisiologicamente, liberano sostanze capaci di riparare i tessuti del corpo umano (pelle, ossa, tendini) se danneggiati. Il PRP chiamato anche gel piastrinico ha una funzione biologica che amplifica la naturale capacità auto rigenerativa del corpo, che è tanto più efficace quanto più il danno da riparare è superficiale. Viene utilizzato di solito per lesioni cartilaginee ed artrosi di bassa/media gravità del ginocchio. Il gel piastrinico ha come base necessaria il sangue del paziente che viene prelevato e successivamente immesso in una centrifuga specifica ad alta velocità che separa dal sangue la parte ricca di fattori di crescita/riparativi. Il concentrato di fattori riparativi (gel piastrinico) così ottenuto viene poi iniettato nella sede di lesione articolare. Il gel piastrinico ha funzione di catalizzatore richiamando a livello del sito di lesione, cellule immunitarie e cellule a bassa differenziazione che vengono stimolate alla rigenerazione del tessuto cartilagineo.